Sì, è quasi fine marzo ma qualsiasi data di scadenza di questo periodo beneficia di una free card incontestabile, perché Sanremo è Sanremo. Sto ancora smaltendo i postumi. Ora che valuto per bene, la selezione dei libri più interessanti di febbraio 2021 non è proprio (musica) leggerissima, ma. Con la maggior parte di noi lettori che sta per vedere il sequel del primo, indimenticabile lockdown, quello di provare qualcosa di nuovo è sempre un ottimo consiglio. Molti di questi titoli propongono nuove idee (o vecchie idee rispolverate e riaggiornate), con alcune delle quali sarebbe saggio cominciare a familiarizzare.


 

Piranesi

È stato postulato ovunque: il secondo romanzo di Clarke, pubblicato sedici anni dopo Jonathan Strange & Mr. Norrell, è uno dei libri dell’anno. Le reazioni in merito sono unanimi, l’entusiasmo ha di molto travalicato gli usuali confini dell’interesse per la letteratura fantastica, il titolo è anche entrato nella classifica dei più venduti nella settimana del lancio. Ergo, quello di Susanna Clarke è il titolo da leggere questo mese (questo anno?). Complimenti a Fazi che è riuscita a fregarlo da sotto il naso a realtà più grandi, danarose e blasonate. Non mi dilungo perché per questo romanzo credo che un tuffo di testa senza troppe sbirciatine sotto il pelo dell’acqua sia l’approccio migliore, ma nel caso potete leggere la recensione di Mara. Traduzione di Donatella Rizzati.

Libri febbraio 2021


 

Eva

Questo ritorno merita invece qualche riga in più, perché questo romanzo di Nicoletta Vallorani uscì originariamente per Einaudi nel 2002 e rimase un po’ sospeso nel limbo dei lettori di genere che nei miei appunti di lettura sembra sterminato come un continente (e invece). Quel che è certo è che le parole (scritte e non) di Vallorani hanno un’enorme risonanza in questo continente e per molto tempo sono sembrate una voce senza coro, finendo per diventare un riferimento automatico e purtroppo solitario del panorama di chi la letteratura di genere la legge e la scrive in Italia. L’equivalente SFF di quando qualcuno se ne esce con il nome di Joan Didion per sbarrare la casellina “leggo anche autrici”. Per fortuna qualcosa sta cambiando (e altri nomi ci sono sempre stati, senza nemmeno troppo scavare) e in questo senso il catalogo di Zona42 parla da solo, sia per titoli internazionali sia per nomi italiani scoperti e sostenuti.

La verità scomoda a cui sto girando attorno è che le mie precedenti esperienze con i romanzi di Vallorani non sono state indolori. La trovo strepitosa come pensatrice, oratrice, punto di riferimento, memoria storica, docente e saggista. Nel ruolo di scrittrice mi conquista meno. Tuttavia l’ultimo Avrai i miei occhi (2020, sempre Zona42) è suonato per molti versi come un punto di rottura o di svolta e il fatto che Eva sia stato riveduto e ampliato mi fa ben sperare. In più vi beccate a fine volume i racconti SnuffMovie, Shangri-La e Taboulhe.

Unendo quanto detto all’orizzonte di una Milano sci-fi dall’atmosfera fatalmente noir punteggiata da omicidi che sembrano perseguire un fine artistico, c’è molto con cui stuzzicare il lettore.

Per beccarvi la copertina deluxe bisogna però sottoscrivere l’abbonamento. Postilla: se siete incuriositi, il sample di prova scaricabile dal sito di Zona42 è davvero più che generoso.

Libri febbraio 2021


 

Vie di fuga

Piazzo qui questa raccolta di racconti per due motivi. Il primo per dimostrarvi che talvolta anche io mi faccio irretire da copertine illustrate dalla palette e dall’atmosfera perfette, dai cognomi che si fanno notare. Il secondo è che l’ho scelto come confort book di questo filotto. Lei sa come scrivere, anche non tira fuori cose tra le più memorabili. Ho come quest’impressione che queste piccole storie reali e surreali di personaggi che lottano contro zavorre e infelicità reali e immaginarie faranno sentire capiti molti tra quanti le leggeranno, soprattutto quando le quattro mura di casa faticano a contenere i nostri limiti. Quella di Ishiguro è una difficoltà soffusa, reversibile, sopportabile che farà centro con molti che ne condividono la natura ma non i toni smorzati. Fammi vedere il problema, ma poi abbracciami prima di spronarmi a superarlo. Traduzione di Margherita Evo.


 

Belle di faccia

Siamo tutti bellissimi come siamo, o no? Se la bellezza collettiva non fosse il punto d’arrivo auspicabile, ma il punto di partenza sbagliato? La faccenda della Body positivity è dannatamente complessa e già ampiamente malintrerpretata, tanto che questo libro dovrebbe avere una bella fascetta con su scritto “garantito che ti sentirai una merda per aver fatto almeno il 35% di quanto descritto a seguire. A te stessa e agli altri”.

È per questo motivo che vi consiglio caldamente di recuperare questo volume (e un grande plauso a Mondadori per aver dato piattaforma e visibilità editoriale a questo progetto). Cominciate magari a fare un giro sull’account Instagram delle Belle di faccia, a misurare quanto risuonano nel vostro quotidiano azioni apparentemente neutrali o addirittura positive e che radici hanno. Quanto ci sia di errato e persino dannoso nella Body positivity mainstream, quella che se fallisci nel diventare bellissima (magra nel modo “giusto”) ti costringe ad accettarti così come sei, in un mondo in cui solo un certo tipo di corpo è davvero valido.

È un momento storico che chiama ciascuno a fotografare i meccanismi e il pensiero dietro ogni azione e concezione. Si sono spesi fiumi di parole – a ragione – su razzismo, omofobia, misoginia. La grassofobia però sembra resistente a ogni tentativo di andare oltre un superficiale “vogliatevi bene”. Belle di faccia riempie un vuoto enorme e lo fa con un libro documentatissimo ma da tono scanzonato, ironicamente provocatore, accattivante e ricco d’illustrazioni. Una manna, dato che non é semplice nemmeno capire come il grasso possa davvero diventare normale, smettendo di essere stigma morale o gesto d’eroismo. Mettere a fuoco alcuni concetti qui contenuti aiuta parecchio.


 

Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Mi consento questa segnalazione banale con gioia, perché non capita spesso che un libro di questo tipo e con questa ambizione diventi un caso editoriale e un best seller. C’è da complimentarsi con Adelphi che ci ha creduto molto e lo ha spinto, riuscendo a mettere il luce un progetto non immediato come quello di Benjamín Labatut.

In un momento in cui c’è molta tentazione di mettere in forse la scienza sulla base della supposta legittimità delle proprie reazioni emotive e superficialissima comprensione del mondo, rivisitare alcune biografie scientifiche chiave di quel momento in cui matematica e fisica hanno fatto un salto tale da non essere più “lezioni facili” è un esercizio consigliabile in lockdown. Specie con questo livello di letterarietà, con l’insospettabile trasporto che suscita. Un po’ saggio, un po’ romanzo, vero figlio del momento letterario contemporaneo. Soprattutto un manuale per capire quanto la complessità scientifica presente parta dall’assunto che non siamo arrivati come umanità alle risposte, ma stiamo ancora tentando di formulare le giuste domande. Traduzione di Lisa Topi.


Clima come evitare il disastro

Dopo l’ospitata eccezionale di Bill Gates da Fazio questo bel volume di La Nave di Teseo è finito ancor più sotto i riflettori. Sul contenuto poco da dire. Sembra l’anello di congiunzione tra letture introduttive ed elementari e testi più complessi e radicali. È studiato per venire incontro a un’esigenza popolare con una risposta il più possibile efficace per un vasto strato di popolazione, l’approccio Microsoft all’ecologia.

Tuttavia ha attratto il mio interesse come figlio di Gates, una delle personalità più peculiari del secolo. Un uomo che da primo esempio di imprenditore tech piglia-tutto dal carattere difficile e dall’istinto commerciale sparviero è diventato un benefattore che tenta di cambiare il mondo con le stesse logiche manageriali con cui ha costruito il suo impero. La sua storia prova che per fare del bene può essere proficuo essere razionali fino all’insensibilità, avere i nervi saldi, applicare logiche economiche e capitaliste. Fa un certo effetto.

Se avete memoria della Internet culture degli anni ’90 ricorderete che Bill Gates era una sorta di super villain. Il fatto curioso è che rimane un unicum. Tra i tanti epigoni ed eredi descritti come menti eccezionali non mancano esempi di chi ne hanno ereditato l’istinto imprenditoriale, ma non la razionalità per arrivare anzitempo dalla parte giusta e tentare di tirarci dentro più persone possibili per il bene collettivo. Anche a costo di utilizzare sé stesso come un simbolo, di raccontare la sua storia e il suo genio, impegno che palesemente vive come un’incombenza fastidiosa ma necessaria. Approfittiamone. Traduzione di Andrea Silvestri.


La sete

Segnalazione doverosissima della prima traduzione del romanzo premiatissimo di Marie-Claire Blai, perché gira gira “le voci femminili” segnalate finiscono per essere fastidiosamente uniformi e ricorrenti, quelle col megafono più potente. Bisogna fare anche un lavoro di ricerca. In questo senso Safarà è sempre da tenere d’occhio, per il suo notevole lavoro di selezione di altissimo livello, con scelte mai scontate, spregiudicate.

Ci provo io a gettare il sasso nello stagno (ignorando la paginata d’intervista su La Lettura, beninteso) a far riverberare l’uscita di un romanzo che ha tutte le carte in regola per essere quella cosa lì che cerchiamo tutti disperamente, scritta negli anni ’90 ma più contemporanea di titoli stampati l’altroieri pomeriggio. L’autrice canadese alternativa alle scelte sicure Atwood e Munro ci ha condensato dentro 20 anni di vita, storie immaginarie e presenze biografiche reali, in un romanzo che dà il via al suo ciclo più ambizioso, il Soifs. Racconta gli ultimi degli ultimi con lo stile dei primi della classe del Novecento, guadagnandosi paragoni ricorrenti con gente come Proust e Woolf.

La Atwood ne tesse le lodi, Marie-Claire Blais fa capire di essersi trovata dalla parte sbagliata della barricata: quella francofona. La candidatura al Nobel pare l’abbia pure avuta, ma poi sappiamo chi l’ha spuntata.

Un’idea improvvisa: i romanzi di Nicoletta Vallorani che non mi hanno troppo convinta tentavano di fare con alterne fortune quello che Blais fa con una bravura e una forza che “fece sentire immatura” la 19enne Margaret Atwood. Non aspettiamo una bella serie TV per “scoprirla”, suvvia. Traduzione di Federica Di Lella.


 

Un fiore solo e altri racconti

Ne parlavo di recente in uno scambio epistolare, di quanto il mercato editoriale italiano di titoli nipponici abbia un pubblico attento e una proposta spesso inedita nel resto d’Occidente, anni luce avanti a quello anglofono. Ogni tanto giova ricordare quanto siamo fortunati in questo senso, quanti curatori, docenti universitari, traduttori concorrano a mantenere viva questa ricchezza.

Questo volume di Atmosphere dedicato a Imanishi Sukeyuki (autore raramente tradotto e mai in inglese) ne è la prova e porta al lettore italiano una voce praticamente sconosciuta, ma un esempio di vita e letteratura rilevante in Giappone. L’autore è un figlio del Novecento giapponese: nacque nel 1923, studiò letteratura francese all’università, assistette alla distruzione di Hiroshima.

La bomba per lui non fu distruttiva a livello mentale, bensì solidificò le basamenta già granitiche del suo credo pacifista. Imanishi Sukeyuki è uno scrittore che ha sentito la necessità di dedicarsi alla letteratura (soprattutto per ragazzi) solo per un tratto di strada, lasciando dietro di sé un’opera che instillò saggezza nei giovani lettori giapponesi per generazioni. Un Gianni Rodari giapponese e anti-bellico, che sentì per la tutta la vita l’esigenza di dialogare e guidare le nuove generazioni, ora con i libri ora con l’agricoltura, affinché non fossero testimoni di ciò che vide lui. Una lettura che di semplice ha l’emozione pura, e d’immediato l’urgenza di rammentare l’importanza della pace, fuor di luogo comune. Traduzione di Giulia Colelli.


 

Friendly Reminder

  • Daddy di Emma Cline È tornata Emma Cline (con vago sentore di flop) 
  • Il ballo delle pazze di Victoria Mas Pare un romanzo sentimentale, è stato un successone in Francia ma nonostante la tremenda copertina faccia di tutto per fare pensare altrimenti, la sostanza c’è (e un film in arrivo pure). 
  • Il cielo di pietra (la terra spezzata 3) di N. K. Jemisin Il volume che conclude ciò a cui diede inizio La quinta stagione. Ora potete fare una binge. 
  • Non dimenticare i fiori di Genki Kawamura Eccettuato Murakami, il giapponese che ce l’ha fatta di questi anni. No, non ho ancora un’opinione a riguardo ma prima o poi avrete mie notizie. 
  • The good lord bird. La storia di John Brown di James McBride La serie pare sia bella, il libro si è portato a casa il Nation Book Award, ma niente: è il libro sullo schiavismo che non si è filato quasi nessuno. 
  • Chiaroscuro di Raven Leilan Come sopra, ma questo è arrivato parecchio, almeno nei microcircoli giusti. Segnalo per espandere la cerchia del passaparola.
  • Cyberpunk antologia assoluta di Gibson, Stephenson e Sterling Ok, è una ristampa di materiale ampiamente disponibile. Ma l’uscita del (contestatissimo) gioco di CD Project ha puntato i riflettori sul genere. E la copertina realizzata da Rafael Moco è PAZ-ZE-SCA.



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